Il mese di maggio occupa sempre un posto speciale nel mio cuore. A questo mese sono sempre legati tanti ricordi, e negli ultimi anni si sono aggiunti altrettanti momenti di corsa, belli, che non posso dimenticare. Per gli amanti del settore, inoltre, maggio vuol dire 100 km del Passatore, una gara che dal 1973 partendo da Firenze, svalica l’appennino tosco-romagnolo per arrivare a Faenza, e che viene denominata appunto “la 100 più bella del mondo”. Partenza alle tre del pomeriggio, tempo massimo 20 ore.
Riguardando l’altimetria del percorso, appesa in casa mia già da un bel po’ di tempo, mi viene in mente come tutto è cominiciato. Il momento esatto sinceramente non lo ricordo 😀, ma i racconti di un signore con i baffi che tra una scheda di allenamento e l’altra mi portava con l’immaginazione verso qualcosa che pensavo impossibile, almeno per me che non facevo lunghe distanze, quelli li ricordo bene, e credo che sia nato tutto così, giorno dopo giorno, fino a quando il 3 giugno 2019 il tuo amico Marco ti chiede di intraprendere questa avventura. Come potevo dire di no, l’input per un’altra grande sfida era lanciato, ora non rimaneva che mettersi giù e lavorare per costruire un’altra impresa.
Peccato che alla fine di quel mese quel signore ci ha lasciati, creando un bel vuoto. Che fare adesso? I primi mesi ho continuato a correre organizzando di settimana in settimana le uscite che volevo fare. Poi ecco che un giorno mentre cerco le recensioni di una scarpa mi imbatto in un video di Roberto Martini, inizio a vederne altri del suo canale e mi dico che potrebbe essere la persona giusta per aiutarmi a realizzare questo sogno. Da quel giorno sono passati tre anni, quasi. E da quella volta il Passatore, per le motivazioni legate al covid, è stato sempre rimandato, fino a quest’anno, dove finalmente sembra essere l’anno buono per ripartire anche con una gara così lunga capace di attirare circa 3000 persone ad ogni edizione.
Se devo essere sincero, dei tre anni trascorsi ad allenarmi questo è stato quello in cui ero meno motivato, ogni volta che ci pensavo infatti avevo la paura che arrivasse una comunicazione che sarebbe stato rimandato anche quest’anno; solo nell’ultimo mese, quando anche il covid non ci avrebbe impedito ci correre il Passatore, è ritornata quella voglia di schierarsi al via, affrontare le dure salite iniziali, i famosi tornanti che conducono al passo della Colla, superare il limite dei km fatti e magari arrivare a Faenza. 🙂Fino alla settimana prima avevo tenuto conto di partire da solo, e avevo chiesto al caro Duccio di riportarmi solo a casa una volta concluso, comunque sarebbe andata. Però era fermamente convinto ad essere disponibile anche ad accompagnarmi in bici, così mi sono detto, visto anche tutte le corse fatte insieme, che un evento così, un traguardo così, avrebbe avuto un significato ancora più bello se condiviso, e così ho accettato. Ho letto un post di un ragazzo che, dopo il Passatore, faceva la sue congratulazioni a chi aveva concluso la gara in completa autonomia, come da regolamento, che vietava qualsiasi assistenza al di fuori dei ristori. Cito le seguenti parole “Se avete bisogno di più materiale portatevi uno zainetto, altrimenti rassegnatevi al fatto che, moralmente, avete solo tagliato un traguardo a Faenza dopo 100 km..ma NON vete finito il Passatore”. Come se l’assitenza in bici potesse fare la differenza tra il finire o meno una gara del genere. Alla fine sono io che li corro quei 100 km, non certo il ciclista. Passi i mesi a macinare km su km, ti fai anche 50 km su e giù per i colli per prerarti, e tutto da solo, portandoti dietro anche 1.5 litri d’acqua sullo zainetto,gel compresi, perchè ovviamente non è che stai sempre a chiedere agli amici se ti accompagnano anche di corsa per dei lunghi del genere. Sapete cosa ho dato al mio accompagnatore? qualche gel (che non ho mai usato), delle bottigliette con dei sali (ne ho usata una sola)e una maglietta di ricambio per la sera.
La mattina della gara ci organizziamo quindi in questo modo: partenza alle 7 da Bologna in direzione Faenza, lasciamo la macchina, scendiamo la bici e ci avviamo in stazione per prendere il treno che va a Firenze e ripercorre a ritroso il percorso di gara, andando a toccare i principali paesini che incontreremo. Tutto pieno, non troviamo neanche posto a sedere. Un vano è dedicato solo alle bici, il resto, che comunque non sono molti, già alla partenza da Faenza è discretamente stracolmo. Quindi non rimane che sederci nello spazio tra una carrozza e l’altra, cercando un po’ di riposo.
Arriviamo a Firenze in perfetto orario, ore 12, e lì aspettiamo Marco, in arrivo verso le 12.40, per poi dirigerci insieme al “villaggio del podista”, sito in zona cascine, e cambiarci, con consegna della borsa nel camion che l’avrebbe portata a Faenza. Piano piano il tempo scorre, manca davvero poco alla partenza. Sfruttiamo fino all’ultimo per stare lì e fare con calma, anche perchè c’è un sacco d’ombra, mentre piazza duomo me la immagino tutta sotto il sole. La zona di partenza non sono neanche 2 km, quindi optiamo per aggregarci alla massa che si stavviando e facciamo il tratto a piedi piuttosto di riprendere il tram che ci avrebbe risparmiato alla fine giusto 1 km. La piazza è tutta transennata, l’auto con sopra il Passatore è pronta, un po’ meno io, che sono in uno stato tra il teso e l’emozionato. Non vedo l’ora di partire, anche perchè ci sono almeno 30°, e meno stiamo lì a cuocere e meglio è, fino all’ultimo cerco di stare all’ombra, ed entro in griglia quando mancano dieci minuti. Le ultime occasini per salutare gli amici che parteciperanno anche loro alla 100 e si parte.
I primi 4-5 km servono a prendere un po’ il ritmo e ad uscire dalla città, poi inizia subito la prima salita, il primo strappo verso Fiesole. Inizio subito a bere perchè fa davvero caldo, e seguo il consiglio che mi è stato dato: bere e tenere la testa bagnata, perciò quando sono a Fiesole bagno anche quello e riparto. Su per la salita becco anche Duccio che mi sta aspettando, e nel frattempo guardo al mio fianco la città di Firenze che piano piano si allontana. La salita è il tratto in cui posso dare qualcosa in più, ed è quello che faccio, senza esagerare troppo, fino a Vetta Le Croci per poi iniziare la prima la lieve discesa che ci porta a Borgo San Lorenzo. E’ il tratto in cui Marco mi supera, e da lì non lo ribecco più, troppo veloce 😀😀. Io invece sto iniziando ad accusare dolore al piede destro, proprio sotto l’avampiede. Sono settimane che dopo un po’ che corro inizia a farmi male e ancora non si è risolto; al 35km prima di cominciare la vera salita vero la Colla mi fermo per un pausa bagno, e lì mi chiedo “ma come si fa a correre così?”, sinceramente sono un po’ sconfortato, vorrei correre meglio, anche perchè siamo solo all’inizio praticamente. Decido quindi di provare con l’unico antidolorifico che mi sono portato dietro, e per un po’ sembra funzionare. In salita cerco di tener duro, anche se la stanchezza dovuta principalmente al caldo si fa sentire. Cerco di ripetermi che il sole tra un po’ calerà, o comunque non sarà forte come prima, e vado avanti così.
Durante i tornanti che portano al passo della colla ribecco anche Simone Luciani del canale “esco a correre”, e ogni tanto ci alterniamo fino ad arrivare in cima. Fa freschino, e dopo aver mangiato qualcosa decido che è il caso di mettere la maglietta per la sera, poi da lì giù per la discesa. A sentire delle opinioni, toccava fare molta attenzione, perchè poteva essere peggio della salita se mal interpretata, invece sono andato davvero bene ed era un gran piacere correre in quel modo. E’ già buio quando arrivo a Marradi, uno dei punti chiave della gara a detta di molti, qui secondo i più esperti può iniziare o finire il Passatore.
Per me continua 🙂, anche se inizierà a farsi dura, più a livello fisico che mentale. Il piede destro fa sempre male e sento che non riesco a correre benissimo, vorrei tanto camminare un po’ per vedere se magari la situazione migliora, e ogni volta decido di andare avanti e corricchiare anche se piano piano. Durante la notte ci sono sempre un bel po’ di ciclisti sia in una direzione che nell’altra, compreso ovviamente Duccio che si fa sempre senitre con qualche incitamento. Ogni paesino attraversato, ogni ristoro regalano un’emozione particolare in mezzo a quei km di buio totale; complice anche il caldo la gente è fuori a godersi la serata e ai ristori sono tutti super gentili, in uno addirittura un signore, vedendo il pettorale dice “numero basso, questi vanno forte”, e io rispondo “eh sì, magari all’inizio forse 😀”, ed è tutto questo che dà ogni volta, ogni 5 km un po’ di energie per arrivare al punto successivo. Perchè in queste condizioni 1 km a volte sembra non finire mai. Brisighella, qui mi fermo per fare almeno un piccolo massaggio al piede e dopo ripartire. Ci sarebbe anche la tenda per i massaggi, ma c’è già un ragazzo e quindi per non perdere altro tempo riparto. Manca solo un ristoro, uno solo prima dell’arrivo. Al km 93 le gambe tornano a girare come se fossi partito in quel momento, e nell’onda dell’entusiamo sono già al ristoro successivo: Errano, l’ultimo avamposto prima di Faenza e qui mi faccio passare la canotta della mia vecchia società: l’atletica Melito, che decido di portare con me fino al traguardo.
Per tre anni ho sognato questo momento, in ogni corsa mi immaginavo l’ascesa verso Vetta le Croci e quella al passo della Colla, la discesa e le ore da fare al buio, e poi il traguardo di Faenza. Quando sopraggiunge il cartello di ingresso alla città mancano 3 km, poi la grande rotonda dedicata al Passatore, e finalmente l’ultimo km. Duccio mi sprona a riprendere ritmo, mica ci si può presentare strisciando a questo primo traguardo 😀. Vorrei piangere, ma la stanchezza generale mi permette solo di continuare a correre, finchè piazza del Popolo si presenta davanti ai miei occhi, tutta illuminata, un ultimo allungo e posso anche io conquistare la 100 km del Passatore. Alzo la canotta al cielo e ringrazio Dio per avermi portato a superare ancora una volta i miei limiti. Poi scorgo la mia ragazza che mi sta aspettando, e finalmente un po’ posso lasciare andare lacrime di gioia.
Dei momenti successivi ricordo il grande relax che ho provato subito dopo, mi sono messo seduto a chiacchierare con un altro ragazzo della Polisportiva Porta Saragozza di Bologna che avevamo incrociato lungo la strada e per un po’ sono stato lì a godermi ancora quella magica piazza, quasi quasi avrei anche dormito lì, ma i piani erano di rientrare subito, quindi un ultimo sforzo per camminare verso la macchina e poi si torna a casa.
E’ stata davvero una corsa unica, che ha richiesto davvero tanto tempo e sacrifici per prepararla. Quanti allenamenti e uscite lunghe fatte pur di arrivare qui, ma alla fine ne è valsa la pena. Ora capisco il desiderio di tutti gli altri pazzi che l’anno dopo vogliono rifarla ancora e ancora, anno dopo anno. E’ difficile da descrivere, non so se sia per tutta l’atmosfera che la circonda, per l’entusiasmo delle persone che la corrono o che la organizzano, eppure viene davvero voglia di rifarla…però non il prossimo anno 😀. Mi sono promesso che verrò volentieri da spettattore, supporto o altro, ma prima di rifarla voglio cercare di migliorare sotto certi aspetti, e poi ripresentarmi al via. Inoltre anche mentalmente ha portato via un bel po’ di energie, e rimettersi con la testa già a dicembre/gennaio con l’ottica di rifare il Passatore direi anche no.
Grazie alla mia ragazza Lara che mi supporta sempre e anche in questa impresa mi è stata sempre vicino. Grazie a Duccio che mi ha accompagnato non solo nei 100km ma con cui ho condiviso un bel po’ di uscite in questi mesi.🙂 Grazie anche a Mery, Mirko, Claudia, Natale, e Marco compagni di tante corse in questi tre anni. Un grazie di cuore va poi a Roberto Martini che mi ha dato la possibilità di realizzare questo sogno e che mi segue sempre ad ogni obiettivo che mi pongo. Se sono arrivato in fondo il merito è anche vostro ragazzi 😊😊.
Questo traguardo però è dedicato a coloro che ho perso in questi tre anni: a mio padre, a cui non sono riuscito a salvare la vita. Non c’è giorno in cui la mente cerca di ricordare qualche frase, un’occasione in cui sei stato felice o gli ultimi momenti trascorsi insieme. Al mio vecchio allenatore Vito Melito. Questa era la sua gara, dove per ben 4 volte è arrivato primo al traguardo. Nelle ultime settimane mi sono chiesto cosa mi avresti detto, quali consigli mi avresti dato. Ora ci immagino seduti nel tuo negozio, sulle poltrone e invece di scrivere allenamenti da fare in settimana ti racconto la gara e magari ascolto ancora qualche tuo aneddoto di corsa o del Passatore.