“LA 100 PIU’ BELLA DEL MONDO”

Il mese di maggio occupa sempre un posto speciale nel mio cuore. A questo mese sono sempre legati tanti ricordi, e negli ultimi anni si sono aggiunti altrettanti momenti di corsa, belli, che non posso dimenticare. Per gli amanti del settore, inoltre, maggio vuol dire 100 km del Passatore, una gara che dal 1973 partendo da Firenze, svalica l’appennino tosco-romagnolo per arrivare a Faenza, e che viene denominata appunto “la 100 più bella del mondo”. Partenza alle tre del pomeriggio, tempo massimo 20 ore.

Riguardando l’altimetria del percorso, appesa in casa mia già da un bel po’ di tempo, mi viene in mente come tutto è cominiciato. Il momento esatto sinceramente non lo ricordo 😀, ma i racconti di un signore con i baffi che tra una scheda di allenamento e l’altra mi portava con l’immaginazione verso qualcosa che pensavo impossibile, almeno per me che non facevo lunghe distanze, quelli li ricordo bene, e credo che sia nato tutto così, giorno dopo giorno, fino a quando il 3 giugno 2019 il tuo amico Marco ti chiede di intraprendere questa avventura. Come potevo dire di no, l’input per un’altra grande sfida era lanciato, ora non rimaneva che mettersi giù e lavorare per costruire un’altra impresa.

Peccato che alla fine di quel mese quel signore ci ha lasciati, creando un bel vuoto. Che fare adesso? I primi mesi ho continuato a correre organizzando di settimana in settimana le uscite che volevo fare. Poi ecco che un giorno mentre cerco le recensioni di una scarpa mi imbatto in un video di Roberto Martini, inizio a vederne altri del suo canale e mi dico che potrebbe essere la persona giusta per aiutarmi a realizzare questo sogno. Da quel giorno sono passati tre anni, quasi. E da quella volta il Passatore, per le motivazioni legate al covid, è stato sempre rimandato, fino a quest’anno, dove finalmente sembra essere l’anno buono per ripartire anche con una gara così lunga capace di attirare circa 3000 persone ad ogni edizione.

Se devo essere sincero, dei tre anni trascorsi ad allenarmi questo è stato quello in cui ero meno motivato, ogni volta che ci pensavo infatti avevo la paura che arrivasse una comunicazione che sarebbe stato rimandato anche quest’anno; solo nell’ultimo mese, quando anche il covid non ci avrebbe impedito ci correre il Passatore, è ritornata quella voglia di schierarsi al via, affrontare le dure salite iniziali, i famosi tornanti che conducono al passo della Colla, superare il limite dei km fatti e magari arrivare a Faenza. 🙂Fino alla settimana prima avevo tenuto conto di partire da solo, e avevo chiesto al caro Duccio di riportarmi solo a casa una volta concluso, comunque sarebbe andata. Però era fermamente convinto ad essere disponibile anche ad accompagnarmi in bici, così mi sono detto, visto anche tutte le corse fatte insieme, che un evento così, un traguardo così, avrebbe avuto un significato ancora più bello se condiviso, e così ho accettato. Ho letto un post di un ragazzo che, dopo il Passatore, faceva la sue congratulazioni a chi aveva concluso la gara in completa autonomia, come da regolamento, che vietava qualsiasi assistenza al di fuori dei ristori. Cito le seguenti parole “Se avete bisogno di più materiale portatevi uno zainetto, altrimenti rassegnatevi al fatto che, moralmente, avete solo tagliato un traguardo a Faenza dopo 100 km..ma NON vete finito il Passatore”. Come se l’assitenza in bici potesse fare la differenza tra il finire o meno una gara del genere. Alla fine sono io che li corro quei 100 km, non certo il ciclista. Passi i mesi a macinare km su km, ti fai anche 50 km su e giù per i colli per prerarti, e tutto da solo, portandoti dietro anche 1.5 litri d’acqua sullo zainetto,gel compresi, perchè ovviamente non è che stai sempre a chiedere agli amici se ti accompagnano anche di corsa per dei lunghi del genere. Sapete cosa ho dato al mio accompagnatore? qualche gel (che non ho mai usato), delle bottigliette con dei sali (ne ho usata una sola)e una maglietta di ricambio per la sera.

La mattina della gara ci organizziamo quindi in questo modo: partenza alle 7 da Bologna in direzione Faenza, lasciamo la macchina, scendiamo la bici e ci avviamo in stazione per prendere il treno che va a Firenze e ripercorre a ritroso il percorso di gara, andando a toccare i principali paesini che incontreremo. Tutto pieno, non troviamo neanche posto a sedere. Un vano è dedicato solo alle bici, il resto, che comunque non sono molti, già alla partenza da Faenza è discretamente stracolmo. Quindi non rimane che sederci nello spazio tra una carrozza e l’altra, cercando un po’ di riposo.

In viaggio verso Firenze

Arriviamo a Firenze in perfetto orario, ore 12, e lì aspettiamo Marco, in arrivo verso le 12.40, per poi dirigerci insieme al “villaggio del podista”, sito in zona cascine, e cambiarci, con consegna della borsa nel camion che l’avrebbe portata a Faenza. Piano piano il tempo scorre, manca davvero poco alla partenza. Sfruttiamo fino all’ultimo per stare lì e fare con calma, anche perchè c’è un sacco d’ombra, mentre piazza duomo me la immagino tutta sotto il sole. La zona di partenza non sono neanche 2 km, quindi optiamo per aggregarci alla massa che si stavviando e facciamo il tratto a piedi piuttosto di riprendere il tram che ci avrebbe risparmiato alla fine giusto 1 km. La piazza è tutta transennata, l’auto con sopra il Passatore è pronta, un po’ meno io, che sono in uno stato tra il teso e l’emozionato. Non vedo l’ora di partire, anche perchè ci sono almeno 30°, e meno stiamo lì a cuocere e meglio è, fino all’ultimo cerco di stare all’ombra, ed entro in griglia quando mancano dieci minuti. Le ultime occasini per salutare gli amici che parteciperanno anche loro alla 100 e si parte.

I primi 4-5 km servono a prendere un po’ il ritmo e ad uscire dalla città, poi inizia subito la prima salita, il primo strappo verso Fiesole. Inizio subito a bere perchè fa davvero caldo, e seguo il consiglio che mi è stato dato: bere e tenere la testa bagnata, perciò quando sono a Fiesole bagno anche quello e riparto. Su per la salita becco anche Duccio che mi sta aspettando, e nel frattempo guardo al mio fianco la città di Firenze che piano piano si allontana. La salita è il tratto in cui posso dare qualcosa in più, ed è quello che faccio, senza esagerare troppo, fino a Vetta Le Croci per poi iniziare la prima la lieve discesa che ci porta a Borgo San Lorenzo. E’ il tratto in cui Marco mi supera, e da lì non lo ribecco più, troppo veloce 😀😀. Io invece sto iniziando ad accusare dolore al piede destro, proprio sotto l’avampiede. Sono settimane che dopo un po’ che corro inizia a farmi male e ancora non si è risolto; al 35km prima di cominciare la vera salita vero la Colla mi fermo per un pausa bagno, e lì mi chiedo “ma come si fa a correre così?”, sinceramente sono un po’ sconfortato, vorrei correre meglio, anche perchè siamo solo all’inizio praticamente. Decido quindi di provare con l’unico antidolorifico che mi sono portato dietro, e per un po’ sembra funzionare. In salita cerco di tener duro, anche se la stanchezza dovuta principalmente al caldo si fa sentire. Cerco di ripetermi che il sole tra un po’ calerà, o comunque non sarà forte come prima, e vado avanti così.

Verso Vetta le Croci??

Durante i tornanti che portano al passo della colla ribecco anche Simone Luciani del canale “esco a correre”, e ogni tanto ci alterniamo fino ad arrivare in cima. Fa freschino, e dopo aver mangiato qualcosa decido che è il caso di mettere la maglietta per la sera, poi da lì giù per la discesa. A sentire delle opinioni, toccava fare molta attenzione, perchè poteva essere peggio della salita se mal interpretata, invece sono andato davvero bene ed era un gran piacere correre in quel modo. E’ già buio quando arrivo a Marradi, uno dei punti chiave della gara a detta di molti, qui secondo i più esperti può iniziare o finire il Passatore.

Per me continua 🙂, anche se inizierà a farsi dura, più a livello fisico che mentale. Il piede destro fa sempre male e sento che non riesco a correre benissimo, vorrei tanto camminare un po’ per vedere se magari la situazione migliora, e ogni volta decido di andare avanti e corricchiare anche se piano piano. Durante la notte ci sono sempre un bel po’ di ciclisti sia in una direzione che nell’altra, compreso ovviamente Duccio che si fa sempre senitre con qualche incitamento. Ogni paesino attraversato, ogni ristoro regalano un’emozione particolare in mezzo a quei km di buio totale; complice anche il caldo la gente è fuori a godersi la serata e ai ristori sono tutti super gentili, in uno addirittura un signore, vedendo il pettorale dice “numero basso, questi vanno forte”, e io rispondo “eh sì, magari all’inizio forse 😀”, ed è tutto questo che dà ogni volta, ogni 5 km un po’ di energie per arrivare al punto successivo. Perchè in queste condizioni 1 km a volte sembra non finire mai. Brisighella, qui mi fermo per fare almeno un piccolo massaggio al piede e dopo ripartire. Ci sarebbe anche la tenda per i massaggi, ma c’è già un ragazzo e quindi per non perdere altro tempo riparto. Manca solo un ristoro, uno solo prima dell’arrivo. Al km 93 le gambe tornano a girare come se fossi partito in quel momento, e nell’onda dell’entusiamo sono già al ristoro successivo: Errano, l’ultimo avamposto prima di Faenza e qui mi faccio passare la canotta della mia vecchia società: l’atletica Melito, che decido di portare con me fino al traguardo.

Per tre anni ho sognato questo momento, in ogni corsa mi immaginavo l’ascesa verso Vetta le Croci e quella al passo della Colla, la discesa e le ore da fare al buio, e poi il traguardo di Faenza. Quando sopraggiunge il cartello di ingresso alla città mancano 3 km, poi la grande rotonda dedicata al Passatore, e finalmente l’ultimo km. Duccio mi sprona a riprendere ritmo, mica ci si può presentare strisciando a questo primo traguardo 😀. Vorrei piangere, ma la stanchezza generale mi permette solo di continuare a correre, finchè piazza del Popolo si presenta davanti ai miei occhi, tutta illuminata, un ultimo allungo e posso anche io conquistare la 100 km del Passatore. Alzo la canotta al cielo e ringrazio Dio per avermi portato a superare ancora una volta i miei limiti. Poi scorgo la mia ragazza che mi sta aspettando, e finalmente un po’ posso lasciare andare lacrime di gioia.

Dei momenti successivi ricordo il grande relax che ho provato subito dopo, mi sono messo seduto a chiacchierare con un altro ragazzo della Polisportiva Porta Saragozza di Bologna che avevamo incrociato lungo la strada e per un po’ sono stato lì a godermi ancora quella magica piazza, quasi quasi avrei anche dormito lì, ma i piani erano di rientrare subito, quindi un ultimo sforzo per camminare verso la macchina e poi si torna a casa.

E’ stata davvero una corsa unica, che ha richiesto davvero tanto tempo e sacrifici per prepararla. Quanti allenamenti e uscite lunghe fatte pur di arrivare qui, ma alla fine ne è valsa la pena. Ora capisco il desiderio di tutti gli altri pazzi che l’anno dopo vogliono rifarla ancora e ancora, anno dopo anno. E’ difficile da descrivere, non so se sia per tutta l’atmosfera che la circonda, per l’entusiasmo delle persone che la corrono o che la organizzano, eppure viene davvero voglia di rifarla…però non il prossimo anno 😀. Mi sono promesso che verrò volentieri da spettattore, supporto o altro, ma prima di rifarla voglio cercare di migliorare sotto certi aspetti, e poi ripresentarmi al via. Inoltre anche mentalmente ha portato via un bel po’ di energie, e rimettersi con la testa già a dicembre/gennaio con l’ottica di rifare il Passatore direi anche no.

Grazie alla mia ragazza Lara che mi supporta sempre e anche in questa impresa mi è stata sempre vicino. Grazie a Duccio che mi ha accompagnato non solo nei 100km ma con cui ho condiviso un bel po’ di uscite in questi mesi.🙂 Grazie anche a Mery, Mirko, Claudia, Natale, e Marco compagni di tante corse in questi tre anni. Un grazie di cuore va poi a Roberto Martini che mi ha dato la possibilità di realizzare questo sogno e che mi segue sempre ad ogni obiettivo che mi pongo. Se sono arrivato in fondo il merito è anche vostro ragazzi 😊😊.

Questo traguardo però è dedicato a coloro che ho perso in questi tre anni: a mio padre, a cui non sono riuscito a salvare la vita. Non c’è giorno in cui la mente cerca di ricordare qualche frase, un’occasione in cui sei stato felice o gli ultimi momenti trascorsi insieme. Al mio vecchio allenatore Vito Melito. Questa era la sua gara, dove per ben 4 volte è arrivato primo al traguardo. Nelle ultime settimane mi sono chiesto cosa mi avresti detto, quali consigli mi avresti dato. Ora ci immagino seduti nel tuo negozio, sulle poltrone e invece di scrivere allenamenti da fare in settimana ti racconto la gara e magari ascolto ancora qualche tuo aneddoto di corsa o del Passatore.

5 Maratone in 5 giorni

Dopo sette giorni di stop domenica mattina sono tornato a fare una corsetta, ed è stato davvero rilassante poter riassaporare, per un’oretta circa, quel senso di pace, di tranquillità, di benessere che solo una corsa della domenica può darti. Le scarpe nuove ai piedi, il cielo diviso a metà: sole da una parte e nuvole scure all’orizzonte dall’altra, che magari porteranno pioggia nell’arco della giornata, ma che al momento se ne stanno lì belle tranquille. È volata davvero via quest’ora, e avrei tanto voluto continuare, fare altri km, magari 4-5 giusto per portarsi vicino a 20, ma so che per oggi va bene così, pronti a ripartire in vista della prossima gara.

Questa volta però non sono stato fermo per un infortunio grazie al cielo, ma perché ho ritenuto di dover staccare completamente e prendermi una settimana di recupero assoluto dopo aver raggiunto l’obiettivo sfidante che mi ero prefissato e aver speso tanto in termini di energie negli ultimi 3 mesi; ma partiamo dal principio. Verso fine febbraio, quando la situazione legata al covid lasciava presagire che anche quest’anno il Passatore difficilmente si sarebbe fatto (a dispetto dei più ottimisti che continuavano a postare nei vari gruppi di corsa il countdown che portava al 22 maggio), ho scritto al mio allenatore, il mitico Roberto Martini, dicendo che come obiettivo avrei voluto correre 200 km in una settimana, chiudendo con un bel lungo, magari 50 km, da fare il giorno del mio compleanno, il 15 maggio. E così lui di risposta mi scrisse: “ma perché non correre una maratona al giorno per 5 giorni? Tanto più o meno sono quelli i km”, già, peccato che il carico è concentrato in maniera diversa, comunque accettai la proposta e iniziai la tabella di allenamenti che mi diede. Il tempo non era tantissimo. Il mese di gennaio ero rimasto fermo per un problema alla caviglia destra, febbraio avevo fatto solo corse lente, anche se avevo mantenuto un buon kilometraggio, e alla fine dei conti avrei avuto due mesi e mezzo per lavorare su questo obiettivo.  Però era ciò che volevo, visto che come detto ancora una volta non avrei potuto correre il Passatore e che dal 2021 di corse chiedevo solo di correre tanto.

Sono stati mesi impegnativi, dove ho cercato sempre di bilanciare allenamenti, alimentazione e riposo, magari qualcosina in più avrei potuto farlo, di potenziamento forse, ma anche nei giorni prima della sfida ero contento di ciò che avevo fatto e del percorso che mi aveva portato alla settimana decisiva.

Dopo poco che avevo iniziato il programma ecco la notizia che la Chianti ultratrail alla quale mi ero iscritto (versione da 42 km con 1400m di dislivello) era stata spostata al 15 maggio. “Vabbè”, mi dicevo “non credo proprio che la facciano, anche se la situazione dovesse migliorare chissà se consentiranno gli spostamenti”, e invece non appena il colore delle regioni ha iniziato a cambiare c’era sempre più possibilità che venisse svolta. Intanto io continuavo con gli allenamenti, poi verso fine aprile la decisione: avrei fatto la Chianti come ultima maratona, sarebbe stato un bel modo per festeggiare il compleanno e chiudere il cerchio, certo non era il massimo arrivare alla fine con una gara che ovviamente presenta un certo dislivello, però l’ho presa come un’altra piccola sfida. Così appena il gruppo trail di Bologna ha ripreso con le uscite ho cercato di allenare anche quella componente, e godermi delle corse diverse; da quando ho iniziato a settembre dello scorso anno devo dire che mi piace ogni tanto variare con l’asfalto, però da fare in compagnia, che già in settimana per l’orario a cui vado corro sempre da solo.

Esclusa quindi la Chianti, quale percorso scegliere per le altre 4 maratone? Sicuramente uno sarebbe stato il tracciato della maratona di Bologna, cambiando la partenza da casa mia visto che ci passa a 300 m, ma gli altri? Un altro poteva essere i giardini Margherita dove solitamente vado a fare i lavori di velocità e dove passo spesso, certo correre in una serie di giri della lunghezza massima di 1,8 km non è il top, però mi sono detto “se non lo faccio in questa occasione quando mi ricapita di correre una maratona proprio lì?”, e così ho optato quella location come primo round: sarebbero stati una trentina di giri, di cui 15 sull’anello esterno, 5 su quello più interno di 1,5 km, e il resto dei km che mi sarebbero rimasti li avrei fatti intorno ad un laghetto, il cui giro è 1km, il tutto poi non è in piano ma ci sono continui sali e scendi, quindi avrei messo anche un po’ di dislivello nel complesso.  “Però”, mi dicevo “se non la faccio come prima poi potrei pagarla se la metto in mezzo”, e alla fine ho scelto bene perché nei giorni successivi non ho risentito troppo.

Ho pensato solo a correre, un giro dopo l’altro, rivolgendo lo sguardo verso le persone che di volta in volta incontravo lungo il percorso, almeno sulla parte di asfalto, come i bambini che entravano a scuola, le persone che passeggiavano, quelle accompagnate dal loro cane, quelli che come me correvano, tutto pur di non pensare che stavo correndo in tondo. Data la disponibilità delle fontane mi ero portato solo i gel e una giacchettina nel caso piovesse, che inizialmente ho tenuto nella bici, poi ho messo, e ritolto all’occorrenza. A livello strategico è stata fantastica, credo che insieme alla quarta sia stata la più bella, perché ero al riparo dal traffico , mi sono fermato solo per bere senza avere lo zaino con me e il tempo era grigio e neanche troppo caldo. Alla fine il tempo è quasi volato, credevo di accusare di più visto che il massimo che avevo corso lì dentro era stata una mezza maratona, invece è andata bene, penso che sia merito del fatto che con il tempo un po’ incerto non c’erano tante persone come magari in una bella giornata di sole. Una volta a casa doccia, un po’ di stretching e tempo di condividere la corsa che era già l’ora di preparare il pranzo e dopo andare al lavoro.

1° round

Secondo giorno, sveglia come sempre verso le 5.15, poi colazione e ritorno a letto un’altra oretta prima di alzarmi e prepararmi per l’uscita, ho deciso di adottare questo metodo del caro amico Marco Bordo, che nei lunghi si alza presto, fa colazione e torna a letto, per poi rialzarsi nuovamente quando deve uscire. L’unico neo, per me, è che non potevo aspettare più di tanto dopo la colazione, altrimenti avrei fatto poi tardi per il lavoro, e così la colazione era sotto le due ore dalla partenza. L’unica cosa che potevo fare era farla leggera: due fette biscottate con burro d’arachidi o cioccolata e poi un bicchiere dei latte di riso con zenzero, cannella e curcuma.Come percorso stavolta ho fatto per metà una parte tutto sommato al riparo dalle macchine, lungo una pista ciclabile e una strada secondaria tranquilla, poi l’altra metà mi è toccato farla attraversando le strade cittadine e quindi con le macchine. Stavolta c’era un pochino di sole oltre al vento e questo mi ha permesso di non utilizzare giacchette o simili. Tutto sommato è andata bene, sia per questa che per le successive ho portato lo zaino con me, visto che di fontanelle non ce ne stanno tante e comunque anche quelle poche che ho incrociato le ho sfruttate nonostante lo zaino. Come il giorno precedente mi sentivo un po’ frastornato dopo aver corso 42 km, una bella doccia, stretching, pranzo e sono andato al lavoro. E anche la seconda era andata, quelle che mi preoccupavano di più erano le successive, dato che nella preparazione il massimo che avevo fatto era un’accoppiata di lunghi nel weekend.

2° Round

Giovedì, come terza tappa ho optato per il percorso della maratona di Bologna che se tutto va bene si correrà a fine ottobre. È un tracciato secondo me abbastanza impegnativo che tocca tutti i quartieri cittadini, e il fatto che dovessi attraversare la città con la gente che va al lavoro non mi entusiasmava, però era un percorso che a farlo sono 42 km quindi senza stare troppo a ragionare per crearlo ho scelto quello. Delle cinque maratone è stata la più difficile, perché ad ogni attraversamento dovevo fermarmi e aspettare il semaforo verde per i pedoni e mi ha spezzato!!un pochino va bene, perché ti aiuta a riprenderti quando sei stanco, ma quando iniziano ad essere tanti poi è un vero disastro. Per una frazione di secondo ho pensato di fermarmi del tutto, poi però mi sono detto “guarda che fai prima a tornare a casa anche correndo piano piano piuttosto che aspettare magari un autobus e impazzire per tornare”. Così gli ultimi dieci km ho pensato solo che mi stavo avvicinando a casa, alla fine, e che un passo per volta l’avrei finita.  Poi il fatto che corressi sul tracciato maratona un pochettino di motivazione in più me l’ha data, mi chiedevo continuamente “ma ad ottobre come farò a tirare in questo percorso? Impossibile!!!!” Fortunatamente sia giovedì che venerdì avevo preso due giorni di ferie, in modo da riposarmi mentalmente e passare al decathlon per prendere due cose per la gara di sabato. Una volta conclusa la terza maratona anche mentalmente ero più sereno visto che non dovevo andare al lavoro.

3° tappa

Per l’ultima tappa cittadina bolognese ho arruolato tre compagni con cui ogni tanto corro: Duccio, Maria e Gianfranco, con i quali ho condiviso quasi 20 km, e che sono stati preziosissimi per non cadere nella monotonia cittadina del giorno prima, a loro va il ringraziamento più caloroso per avermi accompagnato e condiviso una parte di questo quarto round. Sono stato davvero felice di poter correre insieme nuovamente, in questi casi fa davvero tanta differenza. La seconda metà ho ripercorso a ritroso un tratto che faccio in una delle mie uscite infrasettimanali e ovviamente mi sono beccato le macchine, però anche oggi testa bassa e dritti verso il ritorno a casa dove mi aspettava la routine dei primi giorni, perché è vero che avevo le ferie, in compenso dovevo partire per andare in Chianti, quindi ho fatto lo stesso le cose con calma, ho pranzato e poi sono partito in modo da arrivare ad un’ora decente del pomeriggio. Il fisico ha risposto bene anche per questa uscita e non ho avvertito particolari dolori, a parte il fastidio che mi trascino da qualche settimana a livello della coscia sinistra e che compare quando cammino, quindi la corsa ho sempre continuato a farla, poi visto l’obiettivo nel caso mi sarei fermato dopo per recuperare, non prima.

4° verso la fine…

Nel pomeriggio pre gara, una volta giunto a Radda in Chianti, ho avuto il grande piacere di conoscere il gruppetto di Roma allenato da Roberto, loro avrebbero fatto la versione da 72 della Chianti e questo ci ha permesso di passare un pochino di tempo insieme, visto che il giorno dopo loro sarebbero partiti prima e avrebbero finito più tardi di me. Avrei voluto continuare a scherzare e chiacchierare ancora un po’, ma visto il tempo grigio e ventoso e la cena prima del solito, loro si sono ritirati di nuovo in camera e io sono andato a salutare Roberto che era venuto con il camper insieme alla compagnia Tania e alla piccola arrivata Violante. Era da dicembre 2019 che non lo rivedevo, cavolo davvero tanto!!! Però purtroppo poi non c’è stata più occasione di muoversi e questa gara ci ha permesso di incontrarci ancora.  Ho aspettato così l’orario a cui avevo prenotato il ritiro pettorale e poi sono tornato anche io in camera, così da rilassarmi del tutto fino al momento di andare a letto.

Ci siamo, ultima sveglia presto, ultimi riti prima di correre nuovamente 42 km, sono teso, come sempre prima di una gara, anche se l’obiettivo oggi più che in altre occasioni è divertirsi e arrivare in fondo. Mi sento bene e anche abbastanza riposato, non penso a niente, guardo solo l’orologio con il tempo che sembra accelerare. L’orario di partenza in base al mio pettorale è fissato alle 7.20, e quando siamo a tiro mi stupisco un po’ della partenza. Credevo che saremmo comunque partiti a gruppi, invece no, tu ti presenti sullo start e puoi già cominciare. Rimango un attimo fermo perché aspetto che si unisca qualcuno, invece una ragazza dell’organizzazione mi fa “puoi partire!”, dentro di me penso solo “ah”, e via, ha inizio anche per me la Chianti in una bella mattinata di sole, il tempo del giorno prima sembra essere solo un ricordo. Il lato positivo di questa partenza è che comunque hai sempre qualcuno davanti, e questo aiuta tantissimo, sia per non sentirti completamente spaesato e solo, sia perché hai un riferimento.  Come percorso sinceramente non so che tipo di terreno mi aspetta, ho visto l’altimetria e dal parere chiesto al mio amico Max è una gara corribile, a detta sua, quindi mi fido e in effetti è così, si corre abbastanza bene, anzi per il mio modesto paio di scarpe preso da decathlon in molti tratti non riesco ad andare come vorrei, però per evitare sorprese ho scelto le scarpe da trail piuttosto che quelle da strada classiche. Anche perché sinceramente con i km fatti nei giorni precedenti avrei fatto un po’ fatica a sceglierne un paio. Al primo ristoro del 10 km decido di non prendere niente, solo uno dei gel che avevo con me, e proseguo. Dopo qualche km inizio a correre insieme ad un ragazzo con cui ogni tanto ci tiriamo a vicenda, in discesa ovviamente va molto meglio di me, poi però nei tratti in salita rivado davanti, così facciamo conoscenza e al ristoro del ventesimo, dove entrambi ci fermiamo a fare un rifornimento come si deve (io prendo una coca cola e un tocchetto di parmigiano, più la barretta della Klif che avevo)e poi mi fa “proviamo a farla insieme?”, e prima che possa rispondergli continua “almeno ci proviamo”. Il passo è simile, quindi dal 20 fino al 36 esimo bene o male siamo sempre vicini, magari un poco più avanti lui oppure io, a volte corriamo proprio insieme e così mi racconta che ha praticamente girato un po’ tra Stati Uniti e Italia, è cresciuto a Seattle, ha abitato in quelle zone del Chianti per 8 anni e ora si è stabilito vicino Padova, “chissà per quanto tempo ancora”, mi è venuto da dire dentro di me.

Nel percorso mi capita anche di incrociare Max, che fa la 72, il loro percorso bene o male si intreccia con il nostro, inoltre sembra molto rilassato 😊, sarà che ancora ha tanta strada da fare e purtroppo incrocio anche Guido, uno dei ragazzi di Roma, lui è fermo a bordo strada, in un tratto che c’è da attraversare, e lì per lì no ci do peso ovviamente, vai a pensare che si sta proprio fermando, faccio in tempo solo a rivolgergli un grande saluto e proseguire, quando l’ho rivisto poi alla fine ci darà che ha preso una storta alla caviglia e non riusciva più a correre.  Al trentaduesimo km ci doveva essere un punto acqua, ma sinceramente l’unica cosa che vedo attraversando un piccolo borgo, è una fontanella, quindi presumendo che non ci si un ristoro in cui danno solo acqua, ne approfitto e proseguo verso il km 36 dove ci aspetta un ristoro come al 20, e lì altra coca cola e una bottiglietta d’acqua. Stavolta non mangio niente, se tutto va bene dovrei arrivare tra non troppo quindi mangio alla fine, prendo solo 1 gel e riparto, sono decisamente carico, così carico che dopo 2 km non mi accorgo della strada che dovrei prendere e tiro dritto arrivando ad un bivio che avevo già percorso molto tempo prima, lì fortunatamente incontro altre persone che mi spiegano che quello è il km 27, e che quindi mancano 15 km. Torno così indietro e dopo circa un km e mezzo vedo la strada che dovevo prendere. Non mi sono buttato troppo giù, non ho allungato molto in fondo, così proseguo spedito ma un po’ timoroso, non vorrei sbagliare strada di nuovo quando manca poco, sento infatti la voce all’altoparlante, quindi dovremmo esserci. C’è ancora qualche pezzetto in salita ma sono così contento che vado spedito a caccia del traguardo, in quest’ultimo tratto mi capita di incontrare Agnese, allieva anche lei di Roberto che partecipava al suo primo trail, la versione più corta, aveva già concluso e dopo qualche scambio di battute mi confermava che mancava davvero poco.  E poi eccolo, il tanto desiderato traguardo, della Chianti e delle 5 maratone svolte in 5 giorni, semplice ma bello con gli stendardi e l’arco della NB, e così chiudo con 45 km e 4.30 di corsa, non male! pensavo di metterci di più invece sono proprio contento di averci messo meno del previsto e aver fatto dei km extra. Mi sento libero, rilassato e desideroso di festeggiare il compleanno.

Arrivo della Chianti 😊😊😊😊

Chiudo quindi la settimana con 213.9 km!! Roberto dovrebbe arrivare verso le due, secondo i suoi calcoli, ma secondo me ci metterà meno, però ho tempo di pranzare con calma e tornare poi al traguardo per attenderlo e fare gli ultimi saluti prima di ripartire.

Con Roberto e Agnese alla fine

A ripensarci ora mi viene ancora un sorriso, ho lavorato tanto per raggiungere l’obiettivo, arrivando a correre 92 km in due giorni consecutivi che prima non avevo mai fatto, sono stato sempre attento all’alimentazione e a fare stretching, e ora il lavoro ha dato i suoi frutti, non posso che essere soddisfatto del percorso fatto, l’unica domanda che mi faccio alla fine, della quale comunque non avrò mai risposta è: “e se ci fosse stato il Passatore?”, però niente da fare anche per quest’anno, rimandato al 2022 per il covid. Comunque ho messo un tassello in più per raggiungere il sogno, ho aumentato la resistenza e allenato ancora una volta la mente, che alla fine conterà molto nella 100km. Sono sicuro che qualcuno, lassù, sarebbe contento anche lui…  

Oltre una maratona: la mia 50 km di Romagna

Reazioni ad notizia

Chissà che giorno era quando nell’autunno scorso, a colloquio con il caro Vito, gli dissi che volevo pormi un obiettivo sfidante, in termini di kilometraggio e percorso, volevo correre la cinquanta km di Romagna. Lui inizialmente si è lanciato in uno dei suoi mirabolanti racconti di corsa, poi con la sua solita calma ha iniziato a programmare la settimana di allenamenti. Nel corso dei mesi che sono trascorsi fino al giorno della gara, tra una gara sociale e l’altra, mi ha sempre spronato incitandomi a dare il meglio e mi ha aiutato a tenere sempre fisso l’obiettivo posto.

Anche in questa occasione non ricordo esattamente che giorno fosse, ricordo però che eravamo a cena quando comunicai alla mia ragazza che avrei voluto fare una cinquanta km, e non una qualunque con un percorso bello piatto, ma con soli e scendi e un bel tratto di quasi 5 km di pura salita. Lo sguardo che ha fatto valeva più di mille parole, sicuramente avrà pensato “sto con un pazzo”, poi ha detto che come sempre aveva fiducia in me e mi avrebbe supportato.

Si parte

Bene dai, con il loro appoggio adesso si poteva cominciare la preparazione, quest’ultima, a differenza di una maratona classica avrebbe previsto oltre ad un bel kilometraggio settimanale da coprire, anche diversi allenamenti in salita e molte uscite di tipo collinare, e fidatevi che di collinari ne ho fatti, su e giù per i colli bolognesi, scatti in salita ai piedi di San Luca, uscite da 3 ore, dal canto mio oltre agli allenamenti ho sempre aggiunto degli esercizi di potenziamento delle gambe, stretching prima e dopo la corsa, e ogni tanto un massaggio tonificante. Tutto quanto, o quasi, fosse necessario per arrivare il più possibile preparato al giorno fatidico, e fino al giorno prima mi sentivo proprio bene, sia fisicamente che mentalmente, ero teso, come sempre, ma pronto per la sfida che mi attendeva. L’imprevisto, però, come si suol dire, è sempre dietro l’angolo, e può colpire davvero quando meno te lo aspetti; a me è successo la sera prima della gara, pur non avendo mangiato molto (una pizza non troppo condita e una fettina di dolce), ho avuto dolori di pancia tutta la notte, e al mattino successivo, quando avrei dovuto fare una bella colazione, non avevo per niente appetito, e non mi è riuscito di mangiare se non un biscotto e un fettina di crostata, sperando che un minimo di energie me lo fornissero, poi una volta arrivati a Castelbolognese e parcheggiato la macchina ho subito preso un thè caldo al bar, un pochino stavo meglio, ma non così tanto. La mia ragazza, che anche in questa occasione mi accompagna per sostenermi, mi ha ricordato che c’era sempre una seconda alternativa: quella di non partire. Dentro di me sapevo di non stare in forma, e partire in riserva per una gara da 50km sarebbe stato rischioso, ma non mi andava di mollare così, sono partito a Valencia quando avevo sofferenza all’inguine e ho concluso la prima maratona, sarei partito anche questa volta, seppure non come avrei voluto. Inutile dire che in fase di riscaldamento le gomme non giravano proprio, non ne faccio molto visto che la partenza è imminente e dopo lo stretching mi metto in fila per varcare le transenne della partenza.

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Istanti pre gara

Alle 8.30 spaccate lo start, inizialmente percorriamo la strada in direzione del paesino di Biancanigo, piccola frazione a circa 2 km, per poi tornare verso la piazza centrale, dove la gente ci applaude e ci incita nuovamente, si fa un secondo passaggio sulla linea di partenza e ci si dirige nuovamente verso Biancanigo; dopo questo secondo passaggio imbocchiamo la statale Casolana.Questo tratto è un po’ bruttino, nonostante si inizia a capire come sarà il paesaggio che ci accompagnerà lungo il percorso: strada, ma con molto verde intorno, attraversando vari paesini, con le colline da sfondo, è così che dopo Cuffiano si entra al 10° km a Riolo Terme, passando nei pressi della Rocca Sforzesca del XIV secolo, poi un tratto in discesa per rifiatare e a seguire un tratto di 3 k pianeggiante fino ad Isola, dove iniziano i sali e scendi fino a Borgo Rivola.

Nelle foto sotto la partenza.

Cerco di non forzare mai, dare il tempo alla pancia perché magari passi un po’ il dolore, ma le cose non vanno proprio, sudo tantissimo, il berretto che porta è già completamente bagnato, oltre a questo ad un certo punto si affiancano due persone, che parlando un po’ del ritmo che stanno tenendo dicono “abbiamo percorso 18 km in un’ora e mezza”. “È un disastro!!!” penso tra me, se in quel lasso di tempo solitamente copro più di 21 km vuol dire che sono messo proprio male, inizio a pensare che conviene ritirarsi, oltretutto le condizioni fisiche non migliorano, perciò alterno un po’ di camminata e corsa tirando fino al 24° km quando giungiamo al giro di boa dentro al paese di Casola Valsenio, lì avrei chiesto se mi potevano riaccompagnare alla partenza. Sono preso dallo sconforto, mi viene quasi da piangere, mesi passati a preparare questo momento, cercando di incastrare il tempo da dedicare agli allenamenti con tutto il resto, le corse all’alba prima di andare al lavoro, anche se non dipende purtroppo da me sento di aver deluso un po’ le persone che come me credevano che potessi fare una buona gara, e tutto finisce qui. Mi fermo e chiedo agli uomini posti vicino al rilievo cronometrico se c’è possibilità di tornare a Castelbolognese visto che non mi sento bene, mi dicono di sentire dall’ambulanza, cosa che faccio subito, e loro di tutta risposta mi dicono che l’unica cosa che possono fare è portarmi in ospedale, ma solo per un emergenza, cerco di dirgli che non sto bene e vorrei evitare di svenire più avanti durante il percorso, non c’è nessun altro modo? Dopo aver trovato un numero dell’organizzazione mi dicono che l’unica soluzione è aspettare che passi “la scopa” il servizio che carica i corridori che ci impiegano più tempo del previsto, altrimenti, sempre i tipi dell’ambulanza “continui un po’ e provi a fare l’autostop e chiedere se ti riportano indietro”, ma ti pare che uno se si sente male deve ridursi così?

Provo prendere una fetta biscottata, neanche il tempo di mettermela in bocca che inizio a vomitare, non una ma tre volte, a quel punto chiedo che almeno mi misurino la pressione, forse se è bassa magari si convinco a fare qualcosa di più che non praticamente dirmi “arrangiati”, mi siedo sull’ambulanza, e mentre mi misurano la pressione, che poi risulterà normale, una ragazza si avvicina e mi da un zolletta di zucchero dicendo “fidati che aiuta”, in quel momento credo sia scattato qualcosa, non potevamo lasciare che finisse così, e poi avrei dovuto aspettare chissà quanto tempo facendo ancora di più preoccupare la mia ragazza che mi aspettava, dovevo provarci, a livello di pancia stavo meglio ora che avevo buttato fuori tutto, e così invece che aspettare, prendo quattro bicchieri di coca cola e parto. Ora c’è anche la parte più difficile, perché dopo una ripida e corta discesa, parte la salita a Monte Albano, 5 km con un dislivello di 265 m, non posso che affrontarla come sempre, in attacco, le condizioni bene o male me lo permettono, cerco così di recuperare anche un po’ il passo. Nel mentre della salita incontro Michele Roda, con il quale avevo fatto la maratona di Parma, guardandomi mi dice “ma tu dovresti essere già arrivato”, “eh, sono stato male, ho anche vomitato, ora un po’ ho ripreso”, ci incoraggiamo a vicenda, poi ognuno continua la sua corsa, la sua sfida per andare fino in fondo. La salita è abbastanza tostina, considerando che è proprio a metà gara, ma una volta in cima, ci aspetta, oltre al solito ben fornito ristoro, anche una lunga discesa di 4 km fino a Zattaglia.

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Altimetria del percorso

Le salite però anche se brevi non sono finite, e attraversando la valle del torrente Sintria si arriva fino a Villa Vezzano, altro piccolo paesino a 9 km dal traguardo, qui passando tra le varie case si respira l’aria di festa tipica di questa giornata, la gente fuori in giardino, qualcuno che prepara la classica grigliata, e ogni tanto un saluto rivolto a noi, tutte cose che in questa giornata di sole e dopo tutti questi km ti spingono a procedere ancora, quest’ultimo tratto fortunatamente è in leggera discesa e negli ultimi due km si percorre a ritroso il tratto iniziale  di gara.

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All’inizio e durante la corsa

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Finalmente un po’ di riposo

 

Questa 50 km mi lascia a pezzi fisicamente, ancora non mi sono ripreso, faccio fatica a riprendermi, speriamo tornino presto le forze anche perché presto ci saranno altri impegni sportivi e vorrei almeno reggermi nelle gambe. Sono davvero contento per averla portata a termine, grazie ancora una volta a Vito per i mesi di preparazione e incoraggiamento verso il raggiungimento dell’obiettivo, alla mia ragazza che  non ha mai smesso di sostenermi e al collega di lavoro G.C. per tutte le volte che ho avuto bisogno di un massaggio tonificante per continuare nelle corse.

Leonardo Cenci aveva ragione: vivi, ama, corri, avanti tutta!!